Al Museo Archeologico di Sezze (Latina) si è tenuta la mostra “Incontri e dialoghi al Museo”. 
La rassegna si è articolata in una doppia esposizione: la prima, “Presenze contemporanee” con i lavori di nove artisti diversi per generazioni e differenti esperienze espressive;  la seconda, “Nel nome del Padre” ha raccolto disegni, tele e sculture di arte sacra esposte, per la prima volta, insieme ad altre opere conservate nei depositi del museo.
 
All’inizio del percorso due differenti artiste di area figurativa. Rosy Bianco ha mostrato un grado di libertà e di autonomia compositiva pur nel richiamo naturalistico. Al centro del suo interesse paesaggi assolati e una natura dai colori vivissimi e ben rappresentato in ogni suo accento poetico. 
 Opera di Rosy Bianco

 Opera di Rosy Bianco

 
Susy Avallone ha invece fotografato la realtà. Il gruppo di opere che ha esposto appartiene a due filoni fondamentali della sua attività: il ciclo dei paesaggi e delle nature morte a cui ha aggiunto, per questa esposizione, un ritratto di Pasolini, dipinto con una corposità cromatica impastata di luce che da tempo caratterizza la sua pittura. Il percorso è proseguito nella Sala dell’Affresco. 
 
Rosita Sfischio ha esaltato con una lettura cristallina, quasi affettiva, il tema del ritratto catturato nella sua intimità; Anna Maria Tessaro ha posato lo sguardo sul  canto della natura raccontato con intenso discorso narrativo e dovizia di particolari; Giovanna Gallo ha riassunto con “Bottiglie” e “Case umanizzate” il suo mondo fiabesco sospeso tra sogno e realtà. A seguire le sculture in ceramica raku di Maria Felice Petyx che segnano il progressivo spostamento verso nuove scelte compositive articolate con esperienze neofigurative. 
 
A sottolineare il passaggio tra la pittura figurativa e quella astratta i “Muri di carta” di Stefano Sorrentino che aprono l’inizio di una nuova stagione creativa. Il pittore parmense riprende forme della tradizione classica e le reimmette nell’attualità dell’arte caricandole di alti valori simbolici. 
 
A confronto i lavori recenti di Angela Scappaticci e Fabio Santori. Angela Scappaticci ha portato avanti una sua personale ricerca astratta che incarna le nuove sensibilità artistiche del dopoguerra. Approfondisce la tecnica del cretto con un impasto cromatico corroso da filamenti segnici. 
Fabio Santori ha materializzato la sua fantasia nel legno di riciclo trasformandolo in opera d’arte. Un giovane con un curriculum artistico in crescendo costante. 
 
La seconda sezione della mostra, “Nel nome del Padre”, ha invece allineato opere di arte sacra di Remo Brindisi e Umberto Mastroianni, e di altri artisti già consolidati come Marco Diaco, Maurilio Cucinotta, Vincenzo Esposito, Antonio Galeazzi, in arte Agal, e Abdul Tatari, che hanno interpretato con una poetica personale il cammino della croce.
 

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