Ricordare  il successo del personaggio in costume ciociaro nell’arte  pittorica e scultorea occidentale, ma anche in letteratura e in  musica, è motivo di gratificazione: entrare in un museo e trovarvi un quadro che illustra il contadino o il pifferaio o il brigante  in costume ciociaro,  o sul piedistallo una scultura la cui modella è stata una ciociara,  rende vittima della cosiddetta ‘sindrome di Stendhal’. Perché un successo tale è unico e tipico nella Storia dell’Arte, oltre che motivo di ammirazione di queste umili creature in gran parte originarie di quell’angolo sperduto che è la Valcomino tra i fiumi Liri e Garigliano nell’antica Terra di Lavoro.

Si ispirarono ai modelli ciociari anche i massimi artisti dell’Ottocento-Novecento: Corot, Cézanne, Degas, Renoir, Van Gogh, Picasso, Severini, Briullov, Leighton, Hayez, Rodin, Matisse ritrassero  la ragazza o il ragazzo in costume ciociaro.

A New York sono andati all’asta due ciociarelle, come illustrate prima da Degas verso il 1856 e poi da Picasso nel 1917 quando a Roma.

Edgar Degas ha realizzato più opere, quasi tutte all’acquarello, di raffigurazioni  di donne ciociare quando viste in giro nel corso di qualche suo soggiorno romano, alcune presenti anche nel Museo MET di New York, qualcuna apparsa in asta negli anni passati.

Picasso al contrario nelle poche settimane di soggiorno a Roma, abitava proprio nei pressi di Piazza di Spagna e quindi era per lui uno spettacolo quasi quotidiano assistere allo imprevedibile spettacolo di quelle ciociarelle nei loro sfolgoranti costumi sulla scalinata di Trinità dei Monti in attesa dell’artista che le ingaggiasse. E realizzò numerosi schizzi e poi un dipinto ad olio per il quale non vi sono parole idonee per descrivere, una ciociara in stile cubista scintillante, oggi in primaria collezione elvetica: in totale ha realizzato oltre venti opere con ragazze ciociare, in prevalenza disegni ed acquarelli, una parte a Roma e una parte negli anni seguenti fino al 1922.


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