Sorano è una cittadina distesa sul lembo dell'altopiano tufaceo da dove la vista si perde tra dirupi, valli, pianori assolati e torrenti (Ph Rudi Maes da Pixabay)

Il cuore dell’alta Maremma Toscana che confina con il Lazio e le province di Grosseto e Viterbo, racchiude testimonianze del passato da prima del Cinquecento. Un turista che visiti questi luoghi, rimane affascinato dai borghi e dai paesi, dai borri e dal fiume Lente che scorrono tra pareti di tufo rossastro, macchie di vegetazione, boschi di castagni, lecci, querce, frassini.   Nel Comune di Sorano sorge il Parco Archeologico della città del tufo. Una superfice di 70 ettari che comprende le zone di Sovana, Vitozza, e il centro storico di Sorano. La prima volta che si arriva a Sovana, pare che il tempo non sia mai trascorso e abbia mantenuto intatti i tesori, l’arte e la cultura del passato. Nessuna grande via di comunicazione o ferrovia, unisce Sovana al mondo, ma in questo sta il suo fascino. Attraverso le vie scavate nel tufo si scoprono i colori rossi e gialli dell’antico paesaggio.   

Il borgo, un tempo importante centro etrusco, poi Municipio Romano, si adagia in un pianoro, con le case addossate ai lati della strada che inizia dai resti della Rocca Aldobrandesca che fa da scenario alla Piazzetta  del Pretorio con la Torre dell’Orologio, il palazzo Bourbom del Monte, il Duomo, la chiesa di S. Maria, la loggia del Capitano e il museo archeologico.  

Sovana ha un’importante ne-cropoli etrusca rupestre con una varietà di tombe, situate in un dedalo di vie Cave, ricavate dal taglio della roccia del tufo. La più nota è la Tomba di Ildebrando, così chiamata in onore di Ildebrando di Sovana che divenne Papa Gregorio VII, ricordato, perchè nel castello di Canossa, costrinse l’imperatore Enrico IV, alla nota umiliazione.   Le abbondanti piogge dello scorso novembre hanno portato allagamenti all’interno del’aria archeologica. Una frana, sulla via che conduce alla tomba della Sirena, ha portato via una parte del sentiero, risparmiando le tombe: quella dei Demoni Alati scoperta nel 2005, dove è raffigurata la statua del defunto che banchetta di fronte alle porte dell’Aldilà, quella del Tifone e di Ildebrando. Un altro borgo, dove il tempo si è fermato è Vitozza, con la sua Città di Pietra. Vitozza fu abitata in epoca precristiana nel 1200 A. C. In seguito, da un popolo d’origine balcanica e in fine dai Romani. Nel Medioevo, Vitozza fu segnata da guerre tra casati e potentati dell’epoca. Si ricorda la battaglia di Filetta nel 1455, dove gli Orsini sconfissero  i senesi che si ritirarono definitivamente dalle terre della Maremma.   

A Vitozza si estende un’area rupreste e oltre cento grotte. Un tempo le grotte, raggiungibili  con scalinate scavate nel tufo, servivano da abitazioni ed erano adibite anche all’allevamento del bestiame. Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce resti dal 12 al 18 secolo, con diminuzione di rinvenimenti del 1599 dopo l’abbandono da parte dei senesi. Tra il 1600 e il 1700, la popolazione tornò ad abitarci e durante la Seconda Guerra Mondiale, le grotte di fennero un rifugio per sfuggire gli eventi bellici. Un’altra caratteristica di Vitozza sono i “Colombari” costruzioni scavate nel tufo. La parte più antica del borgo è l’area di Sant’Angelo. Un rigoglioso parco naturalistico e archeologico della Città del Tufo.   Tra i resti di un vecchio mulino scorre il fiume Lente che dopo aver bagnato Sorano e Pitigliano, si getta nel fiume Fiora.  

Sorano  è una cittadina distesa sul lembo dell’altopiano tufaceo da dove la vista si perde tra dirupi, valli, pianori assolati e torrenti. Tutto il paesaggio è dominato dalla mole della Fortezza Orsini, capolavoro dell’architettura medievale che si erge su valli verdeggianti, pareti a precipizio e monumenti del passato. il Cortilone, il Masso Leopoldino, il Palazzetto Comitale, la chiesa di San Nicolò, la Porta dei Merli.  

Niccolò dell’Antella, nel 1608, prendendone possesso per il Granducato di Toscana rimase ammirato dalla fortezza di Sorano che disse: “Gli sta sopra come un falcone…”. Sorano fu una potente piattaforma militare, anche con i Medici per la difesa  del confine meridionale della Toscana. Era impossibile praticare un varco così chiusa dai bastioni della Fortezza.   Il paese è pieno di scorci bellissimi. C’è un quartiere, sorto  intorno alla Chiesina della Madonna dove ci sono alcune “case torri”; Piazza Vanni al Poio dove si erge il grande edificio “Il Cortilone”, poi si discende verso la” Porta dei Merli” e si risale al “Ghetto” dove per ben due secoli dimorò una Comunità Ebraica.   Sorano sorse per opera di scalpellini o scavini, capaci di scavare e levigare il tufo, creando un paese, e inserendolo nel paesaggio. Dopo il crollo del Masso Leopoldino al centro del paese, nel 1800, i soranesi costrinsero il Granduca a riparare le case crollate e non costruire nuovi quartieri fuori del Castello.  

L’amore per questa terra ha ispirato un profeta popolare  come Ciofro e il poeta Manfredo Vanni (congiunto dell’attuale sindaco di Sorano, Pierandrea Vanni) a cui è dedicata  la piazza e la Biblioteca di Sorano.   A Sorano le persone che ci vivono, hanno conservato l’ospitalità del tempo passato. Anche  la coltivazione della vigna, impiantata  sulle terrazze di tufo, risale ad epoca antica: dai grappoli dell’uva dorati o rosso rubino, si ricava un eccellente vino bianco e un rosso che non  ha niente da invidiare al “Chianti”.    Se poi lo stanco viaggiatore vuole fermarsi, ci sono ottimi alberchi e  a pochi km da Sorano circondata da boschi e campi coltivati c’è “The Residence Village of Terme di Sorano”. 


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