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In seguito all’uscita nelle sale cinematografiche italiane del film interpretato dall’attore Elio Germano, ‘Il giovane favoloso’ del regista Mario Martone, pare che gli italiani  abbiano iniziato a provare una maggiore simpatia nei confronti del poeta di Recanati (Marche), vissuto tra il 1798 e il 1837: Giacomo Leopardi. Il capolavoro cinematografico, pur mantenendo la linearità temporale e la presentazione di testi, documenti, lettere, avvenimenti originali, ha messo in luce principalmente la storia di un’anima continuamente tormentata da opposti.  

Il grande messaggio che il poeta recanatese ci ha lasciato in eredità è stato questo: “… tutte le cose si manifestano attraverso il loro contrario” (Zibaldone ). L’amore assoluto che il padre del poeta, conte Monaldo Leopardi, provò per tutta la vita nei confronti di Giacomo, si manifestò, con il passare del tempo, come una tra le più grandi sventure per il giovane: gli tolse completamente libertà di pensiero e di azione, lo fece sentire menomato psicologicamente, gli impedì di attraversare le fasi della crescita con autonomia. Nello Zibaldone, una tra le sue opere più famose, il poeta esamina “le cose che non sono cose”, cioè le illusioni: egli imposta un dialogo tra la Moda e la Morte e afferma che tutto ha un termine  e che le frivolezze non hanno senso perché sono destinate a svanire, poi però riconosce che sono proprio le illusioni che ci danno la forza di andare avanti nella vita, specialmente nei momenti più difficili.

Nel film di Martone questo contrasto è messo in luce dal famoso  ‘cappottino azzurro’ di cui Giacomo si innamora a Firenze e che non abbandonerà mai.  

Ancora due opposti, la straordinaria forza di carattere che egli manifesta quando fugge dalla casa paterna di Recanati, sua prigione, e l’incapacità di resistere ai dolci e ai gelati, una grave insidia per la sua precaria salute. Sappiamo, dalle biografie, che spesso assumeva un atteggiamento freddo e di massima chiusura nei confronti del mondo, alternando a questo, in altri momenti, manifestazioni violente di passione, dettate dalla brama di amare ed essere amato. In effetti, Giacomo Leopardi è stato un personaggio a ‘rovescio’. La stessa locandina del film, con il suo volto al contrario, sottolinea questo. Il poeta ha trasformato magistralmente, andando controcorrente rispetto ai contemporanei, il suo ‘essere disadattato’ in un punto di forza e di partenza.  

È un luogo comune, uno stereotipo, che Giacomo  fosse sempre malinconico.. Era, invece, nella realtà carico di ironia, di passione travolgente, di voglia di vivere. Il suo modo di parlare e di essere ha contagiato tutti e affascina ancora oggi. Ecco, quindi, un ulteriore insegnamento che possiamo e dobbiamo apprendere dal genio recanatese: l’apparenza, l’aspetto esteriore, la forma fisica, l’eleganza che oggi sono considerati ‘valori’, non devono, però, porre in ombra quello che veramente è prezioso  in una persona, ovvero la genuina interiorità, l’intelligenza, le doti morali. La sua vita ci insegna, inoltre, che la vera amicizia può nascere anche, e soprattutto, quando il rapporto non è ‘alla pari’, ma una delle due persone è in una situazione (evidente o celata) di fragilità.   

Giacomo Leopardi, nella sua malattia, nel suo progressivo declino fisico, ha trovato la vera amicizia, quella che anche i personaggi più fortunati, più invidiati per il loro aspetto, per il loro successo mondano non hanno mai o difficilmente trovato: Antonio Ranieri, napoletano. Questi ha  avuto il coraggio di abbandonare la sua travolgente passione, i viaggi, la conoscenza del mondo, per stare accanto a Giacomo nei momenti più duri della malattia, per sostenerlo ogni istante nella sua creazione geniale ed eterna. Il film di Martone non è da considerarsi né storico né biografico, ma il percorso interiore di un’anima che giunge agli spettatori sul piano emotivo, oltre che cerebrale. Giacomo Leopardi, ritenuto il maggior poeta dell’Ottocento italiano e una delle più importanti figure della letteratura mondiale, nonché una delle principali del romanticismo letterario, è stato, ma continua ad essere.  

La sua famosa espressione “L’unico mio divertimento è quello che mi ammazza, tutto il resto è noia”: non potrebbe forse essere oggi uno slogan punk? Un altro motivo che suscita fascino nei contemporanei, quando pensano alla figura del Leopardi è la sua indeterminatezza, la sua fugacità. Entrambe sono messe in luce molto efficacemente ancora una volta dal film di Martone: il famoso critico letterario italiano G. Contini lo ha definito “una meteora all’interno del panorama letterario italiano, una luce così difficilmente classificabile, eppure nuova e antica”. Giacomo era solito dire e continuerebbe a dirci ancora oggi “la vita è dubbio, mai verità …”


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