Emigrare è certamente una delle condizioni umane più difficili da sostenere e Bertolt Brecht nel testo teatrale che scrisse giovanissimo tra il 1921 e il 1923 ne ha dato una drammatica rappresentazione.
Il dramma, ambientato nella Chicago del 1912, si sviluppa nella lotta tra due personaggi, entrambi stranieri in terra d’America.
 
L’opera, rappresentata in rare occasioni in Italia, vide una sua messa in scena nel 1969 con un giovane – appena ventinovenne – Gigi Proietti nella parte di George Garga, uno dei protagonisti.
“Nella giungla delle città”, primo dramma di Brecht ambientato in America, rappresentazione del futuro negli anni ’20 in quanto vista come fonte di nuove opportunità, della possibilità di emergere da uno stato di povertà sia materiale che mentale, è stato rappresentato a Palermo dal Teatro Libero su progetto e regia di Lia Chiappara in collaborazione con Manlio Marinelli.
 
Viola Carinci, Santi Cicardo, Matteo Contino, Luciano Falletta, Luigi Maria Rausa e Enrica Volponi
sono gli attori che hanno incantato la platea accorsa numerosa alle rappresentazioni.
Grande prova di regia che ha coinvolto non soltanto gli attori in una prova d’autore così impegnativa, ma anche il pubblico sia serale che del matinée costituito quasi esclusivamente da alunni delle scuole palermitane e dai loro docenti.
 
Un testo difficile e avvincente quello di Brecht e soprattutto pieno di pathos oltre che attualissimo, visto che parla di migranti con le loro problematiche così vicine a quelle dei nostri giorni e a quelle dei nostri italiani – e non sono stati pochi – che hanno vissuto sulla propria pelle la stessa spesso tragica, difficile esperienza.
 
E non è un caso che tra i migranti sorga un conflitto, e proprio tra i due personaggi George Garga giunto dalla savana e Shlink dove il primo e giovane – è uno spirito libero – vive tra il lavoro di impiegato di biblioteca per pochi soldi e un ambiente piuttosto ai margini della società e il secondo, Shlink, già in età più avanzata e di origine malese, commerciante in legname.
  Viola Carinci e Luciano Falletta

  Viola Carinci e Luciano Falletta

 
“Non tormentatevi il cervello per scoprire i motivi di questa lotta”, ammonisce l’autore nella sua introduzione del testo, che ha ambientato il dramma nella Chicago degli anni ’20 in cui al concetto di città come fonte di grandi opportunità contrappone quello di giungla, dove gli esseri umani devono lottare per sopravvivere.
 
Garga e Shlink sono due lottatori e due vincitori ma, mentre Garga combatte per la vittoria sul suo antagonista, per vedere annientato Shlink, per quest’ultimo la lotta è fine a se stessa, una rivalsa, è quindi una questione non materializzabile ma riguarda la sfera dello spirito.
 
Quasi tutti gli attori che hanno recitato in quest’opera di Brecht al Teatro Libero di Palermo sono molto giovani e il loro compito è stato difficile ma forse ancora più impegnativo lo è stato per la regia in quanto un testo così forte e affidato ad attori con poca esperienza poteva rivelarsi quanto meno insoddisfacente.
Invece, riteniamo, che la scelta sia stata felicissima e ci è di conforto sentircelo dire dalla regista, Lia Chiappara, la quale si è avvalsa degli attori da lei stessa voluti proprio perché si trattava di un testo di un Brecht giovanissimo, pieno di furore e di ardore che, forse, soltanto degli attori altrettanto giovani potevano ben rappresentare.
 
“Io amo i grandi drammaturghi, amo gli attori. I giovani danno vita, danno energia, fanno emergere – se stimolati – le loro curiosità”. Nel corso degli anni mi sono occupata di pedagogia teatrale e da allora non ho smesso…..Dal 1997 ho cominciato ad esprimermi con la regia teatrale. Ho sempre fatto compagnia anche con i giovani” ci ha detto Lia Chiappara, ma ci ha anche spiegato la differenza tra i giovani di oggi e quelli di dieci anni fa: “…Oggi si accostano al teatro con meno speranza, li trovo sfiduciati. Più preparati tecnicamente ma con meno curiosità. Li devi stimolare. Poi emergono…”
 
È la “febbre” che farà venir fuori il vero artista se supererà tutti gli ostacoli, se continuerà a studiare sempre, se saprà gestire bene la tecnica acquisita, se saprà usare bene il suo corpo e se saprà “…nutrirsi di teatro…”.
 
Il testo di Brecht “Nella giungla delle città” – dice sempre la regista – è “…così vibrante, scritto da un Brecht appena ventiduenne, dove l’urgenza era quella di dire io ci sono, c’è questo furore giovanile che è scardinante e farlo assumere a degli attori che non hanno questa urgenza, un po’ più maturi ma che non hanno queste vibrazioni, sarebbe stato…un altro. Volevo un Garga giovane. I personaggi sono i giovani di oggi.”
 
Luciano Falletta, giovane attore palermitano, ha interpretato Garga e di lui ci dice che “…lo porterò sempre con me. È un personaggio complessissimo. Alle prime scene credevo di averlo preso ma, andando avanti, mi accorgevo che mi sfuggiva. In Brecht non ci sono buoni e cattivi. È come nella vita. Non si può parlare di Garga senza parlare del suo antagonista Shlink.
Dal confronto gli uomini trovano delle cose, nella vita come nel grande teatro tutto nasce dal confronto. Ogni confronto per Brecht è uno scontro e proprio perché c’è questo scontro, c’è la possibilità di un incontro.”
 
Garga nella sua lotta per la vittoria, sacrifica la sorella, la fidanzata, la libertà. E un altro personaggio molto interessante è proprio quello della sorella, Marie, quello che nel corso dello svolgimento del dramma, cresce ad ogni scena di più, “inspessisce la sua pelle” come ci dice la sua interprete,Viola Carinci anche lei giovanissima attrice romana, ma di origine siciliana (la madre è di Ribera in provincia di Agrigento), e continua: “…All’inizio il personaggio cresce con l’andare avanti dello spettacolo, affrontato scena per scena e quindi non riuscivo ad inquadrare Marie perché è una bambina emigrata in questa grande città. Il rapporto col fratello è ‘selvaggio’ mentre Shilk lo affascina perché rappresenta il padre.” e continua: “All’inizio non comprendevo bene il personaggio, ma andando avanti cominciava a piacermi perché fa delle scelte che la porteranno poi alla perdizione”.
 
Di questa esperienza teatrale, inoltre, ci dice: “Sono cresciuta come attrice, ruolo impegnativo di grande emotività. Alla prima scrittura, recitare per un mese ogni giorno, alimentandolo sempre…”
Certamente una grande e bella esperienza per una giovane di ventidue anni, gli stessi che l’autore aveva quando scrisse il dramma, con gli stessi entusiasmi e le stesse passioni e, soprattutto, la grande voglia di recitare. Questa stessa voglia che le ha fatto amare il suo personaggio che , come la stessa attrice ci ha detto, cresce e cresce con lei il desiderio di capire Marie sempre di più, finché la pelle non si sarà ispessita facendola maturare.
 
Marie diventa – da bambina ingenua che era – per amore di Shilink, una prostituta e non per denaro ma perché, non potendo possedere il suo amore, trova il suo corpo, la sua pelle in ogni corpo, in ogni pelle degli uomini a cui si dà e non per denaro, ma per ritrovare ogni volta l’uomo che ama.
Il sogno di questi due giovani attori: vivere di questo lavoro, migliorarsi sempre, scoprire nuove frontiere dell’arte attraverso lo studio continuo che, ne siamo certi, non mancheranno di esercitare per regalarci un giorno altri grandi personaggi che vivono parallelamente alla vita quotidiana nel mondo onirico del teatro.
 
Grazie, allora, a Beno Mazzone attore, regista, creatore del Teatro Libero che da ormai parecchi decenni rappresenta per la città di Palermo un punto di riferimento per chi voglia fare o andare a teatro.
“…Era il 1967/68 e ho avuto modo, frequentando la drammaturgia tedesca, di realizzare col Goethe Institut di Palermo uno spettacolo. Fu il primo spettacolo di Teatro Libero. Da allora il mio percorso principale si è basato sulla scoperta di autori di testi teatrali scritti da contemporanei, anche se ho frequentato pure i grandi autori, ma anche in quel caso ho cercato di rappresentare i testi meno proposti dal mercato. In qualche modo, anche Nella giungla delle città, si tratta di un testo poco frequentato.”
Beno Mazzone e Lia Chiappara che nella vita di ogni giorno sono marito e moglie, lavorano di concerto all’interno del loro teatro: “Io porto spettacoli poco o mai rappresentati in Italia, Lia ripropone Shakespeare, Pirandello, classici greci che possono rivolgersi ai giovani.” dice Beno Mazzone.
 
E noi ancora una volta constatiamo con orgoglio che la Sicilia, patria di grandi letterati e drammaturghi, continua a dare ancora oggi tanta linfa vitale all’arte, alla cultura che in parte anche dobbiamo alla grande ricchezza umana che ci è venuta dagli altri popoli che qui hanno soggiornato, regalandoci le loro esperienze, le loro diversità.

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