“La poesia è l’amore, quello vero, puro, senza secondi fini e senza riserve, quello in cui una volta, tanto tempo fa, forse aveva creduto il poeta. È il vento che soffia fra gli alberi, nel loro luogo segreto, e gli muove i capelli e fa stormire dolcemente le foglie. Così familiare che, anche quando non sono insieme, se chiude gli occhi gli sembra di sentire la sua voce sussurrargli all’orecchio che è sempre qui, che può riporre le armi e sospirare di sollievo, perché adesso c’è lei, la poesia, ed arrivata per restare. Per lui. Per noi”. La prefazione introduce così “Le trentatrè versioni di un’ape di mezzanotte”, raccolta poetica di Davide Rocco Colacrai, giurista e criminologo, già autore di “Frammenti di parole” e “SoundtrackS”.
 
Di cosa parla questo lavoro?
E’ una raccolta di poesie e fotografie. Come viene anticipato dal titolo, sul quale lascio al lettore ogni curiosità interpretativa, il libro ha il compito di immergere il lettore nella molteplicità che caratterizza il nostro vivere quotidiano, offrendogli la possibilità di conoscere e affrontare, a tu per tu, esperienze e fatti non solo eventualmente a lui sconosciuti ma anche da una prospettiva diversa. Vissuti che appaiono lontani ma che gli sono vicini e che appartengono a noi tutti, uomini-che-siamo. 
 
Si tratta di un viaggio che si realizza nel mondo di un malato di Aids (nella pluripremiata “Le variazioni imperfette di un uomo”), attraverso la sostanza umana e poetica di autori del passato (Jim Carroll e Guillermo Rosales), con una vena pulsante di naturalismo agreste (“I giorni della vendemmia (1984)”, “Sono nato a mezzanotte”), per giungere nel mondo animale (“Il mio babbo ed io”, “Da un cane al suo padrone”, “Manny e l’infinito”), e approdare all’amore (“Capitolo 9”), senza tralasciare finestre su dolori presenti e passati (“C’era una volta l’Argentina di Juan (1979)”), e concludere con una specie di redenzione, o forse ri-nascita, dell’uomo (o di quello protagonista nella prima poesia: gli uomini-che-siamo (“E spuntò un fiore indorato di carne”). 
 
Che significato ha la poesia?
Il mio libro, ponendosi in relazione con la molteplicità del nostro vivere quotidiano, si relaziona con la molteplicità dell’uomo. Ne possiamo dedurre che protagonista del libro è senza dubbio l’uomo, o più precisamente gli uomini-che-siamo. In questo è possibile cogliere il significato che, per me, ha la Poesia (mi preme notare l’utilizzo della P maiuscola). 
 
La Poesia è una vocazione, non una passione. La Poesia è una vocazione attraverso i cui canali si manifestano, esprimono, materializzano storie. Storie che non sono necessariamente mie, del poeta. Spesso mi vengono affidate. Storie che partono dall’essere personali, singole, intime, e che, attraverso l’esplicitazione che ne permette, che ne impone, la Poesia, diventano universali, di unione di molteplici solitudini. Sono e diventano storie che “devono” essere raccontate. La Poesia allora non è una passione ma una vocazione, un miracolo. Una responsabilità verso se stessi e il mondo. Verso gli uomini-che-siamo. E soprattutto verso gli uomini che non siamo.
 
Quale messaggio si trasmette?
“Le trentatré versioni di un’ape di mezzanotte” nasce da una collaborazione: la copertina è di Francesca Fumagalli, la prefazione di Michela Pocceschi e le fotografie di Mirko Bassi. Il messaggio che il libro porta con sé lo possiamo sintetizzare così: come la fragilità del poeta compone, se ben si guarda, un guerriero (forse  della luce), così i frammenti della vita compongono un solo mosaico a cui apparteniamo e che fa parte di noi tutti: il mondo. O, se ben si guarda, nella molteplicità, il nostro mondo per sempre.
 

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