Si è svolta, come di consueto all’ippodromo del Visarno a Firenze, la 187° Corsa dell’Arno. 
Di cosa si stratta, vi chiederete. All’inizio dell’Ottocento, Fi-renze, capitale del Granducato di Toscana, conosceva un periodo di eccezionale prosperità, concentrando su di sé un coacervo di interessi economici, culturali e politici. Molte fra le più nobili e facoltose famiglie d’Europa, russe, polacche, francesi e britanniche, avendone subito il particolare fascino, risiedevano stabilmente nella città del giglio.
 
Nel Prato del Quercione, all’interno del Parco delle Cascine, già antica riserva di caccia dei Medici, fin dal 1814 i rampolli delle facoltose e potenti famiglie si dilettavano a gareggiare fra loro, montando i purosangue di selezione pregiata, che alloggiavano in scuderia insieme ai cavalli comuni, destinati questi ultimi al trasporto delle carrozze.
 
Da una sfida scherzosa si originò l’idea di creare quella che si sarebbe poi rivelata la più antica corsa d’Italia e che nel 1827 fu denominata Premio dell’Arno e che solo successivamente prese il nome attuale di Corsa dell’Arno.
 
L’anno successivo fu istituita la Tazza d’Oro, seguita nel 1829 dalla formulazione della prima corsa ad handicap d’Italia.
 
La dotazione economica che supportava la Corsa dell’Arno raggiungeva l’inconsueta e strepitosa cifra di 170 zecchini d’oro, di cui 120 spettavano al vincitore e 50 al secondo arrivato, un ammontare adeguato all’alto lignaggio dei primi organizzatori stranieri, che rispondevano al nome altisonante di alcune fra le più rinomate casate quali i Demidoff, Poniatowski, Astley, Baring, Hawley, Normamby, De Puilly, Thellusson. In un secondo tempo alcuni gentiluomini locali aderirono con passione alle nuove iniziative ippiche e fra di essi si distinsero i Fazio, Gasperini, Lucchesini e Pucci. 
 
Le 186 edizioni della Corsa dell’Arno hanno attraversato le diverse fasi della storia italiana, distribuite su tre secoli, da mera espressione geografica alle Guer-re d’Indipendenza risorgimentali, all’Unità d’Italia ed alla conseguente ed inopinata cacciata degli illuminati Lorena, a capitale del Regno, alle due nefaste guerre mondiali, fino alla devastante alluvione del 1966, che seppellì implacabilmente sotto il fango ed i detriti i due ippodromi fiorentini, Visarno e Le Mulina.
 
Questa corsa al galoppo, che orgogliosamente contiene nel proprio albo d’oro il marchio prestigioso delle più importanti scuderie del Turf Nazionale, e che ha contribuito alla nascita ed allo sviluppo dell’ippica nel nostro paese, da circa 40 anni viene di-sputata il 25 aprile di ogni anno.
 
Dal 2001 al 2003 si sono registrati record di presenze. Il pubblico è oscillato dalle undicimila alle tredicimila unità, rappresentando per Firenze, dopo il calcio, il primo degli sport, davanti al volley, a pallanuoto e basket.
 
Demeteor, purosangue portacolori della Razza dell’Olmo, ha trionfato nella 187esima edizione della prestigiosa Corsa, la più antica competizione ippica d’Italia, disputatasi all’ippodromo del Visarno. 
 
 Demeteor nella presentazione della 187^ Corsa è stato palesemente trascurato dai media a favore di soggetti più accreditati, ma nell’esame della carriera degli ultimi 4 anni, da Mujahid ed Eros Love, in proprietà della Razza dell’Olmo e allevato dalla Agricola dell’Olmo, emergono i segni significativi della sua buona qualità come cavallo da corsa, dopo due anni di attività alle spalle. 
 
Demeteor è sceso in pista per 39 volte, cogliendo otto successi e 19 piazzamenti per un bottino di euro 144.000.
 
A tre anni si è imposto nella Listed del Gran Premio d’Italia a Milano sulla distanza dei 2400 metri ed a Capannelle, nel Derby Italiano 2013, è giunto brillantemente quinto.
 
Nell’Emanuele Filiberto, a San Siro, ottenne un’eccellente piazza d’onore dietro al vincitore Celticus e successivamente nel Premio Merano giunse ancora secondo, battuto da Virtual Game e terzo a Napoli nel Premio Unire. 
 
A due anni si segnalò, classificandosi al secondo posto nel Criterium Partenopeo e nel Premio Rumon. Si è certi che Demeteor potrà dare altre soddisfazioni al suo proprietario, Salvatore Limata ed al suo allenatore Riccardo Menichetti.
 

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