Paolo Sorrentino lo scorso anno a Venezia per The New Pope (Ph La Biennale di Venezia-foto Asac)

La battigia. Il mare azzurro. Pochi secondi dopo, le note di “(All Along The) Watchtower”, del rapper inglese Devlin. Dalle acque s’intravede una figura. In tutt’altra sede, due Guardie Svizzere si mettono sull’attenti al passaggio di un nuovo e barbuto pontefice, seguito da vari porporati. La telecamera torna in riva al mare. In tenuta balneare, costume-slip attillato bianco, il giovane pontefice Lanny Belardo cammina lentamente in mezzo a belle ragazze in costume da bagno. Chi prende il sole. Chi gioca a pallavolo, chi fa stretching. Sensuali lo guardano mentre lui procede deciso con lo sguardo diritto, fino a quando non si gira verso la telecamera sorridendo e facendo l’occhiolino. È lui, l’intransigente pontefice Pio XIII. Cammina ancora, ammirato da ogni donna inclusa l’ultima che cade estasiata dopo il suo passaggio.

Iniziava così The New Pope, sequel di The Young Pope, scritto e diretto dal regista premio Oscar, Paolo Sorrentino presentato in anteprima lo scorso anno alla 76. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Sembra passato un secolo dal glamour del red carpet di Jude Law, John Malkovich, Silvio Orlando e Cécile De France al Lido di Venezia e invece trattasi di appena un anno fa. Eppure Venezia, così come il resto del mondo, oggi è completamente diversa mentre affronta una pandemia senza precedenti. Un’emergenza globale che ha toccato ogni singolo aspetto della società e del mondo lavorativo. A risentirne, ovviamente, anche la settima arte. La cerimonia degli Oscar si svolse poco prima che il virus iniziasse a diffondersi a macchia d’olio in tutto il vecchio Continente, poi il buio. A metà estate le sale cinematografiche hanno iniziato timidamente ad aprire ma di festival, neanche a parlarne. Almeno fino a mercoledì 2 settembre 2020.

Jude Law con il direttore Alberto Barbera sul red carpet 2019 (Ph La Biennale di Venezia-foto Asac)

Con coraggio, caparbietà e pieno rispetto delle norme del ministero della Salute, la Biennale di Venezia ha saputo trovare la formula giusta per portare in sala la 77. edizione del Festival.

Oltre all’obbligo della prenotazione online obbligatoria per pubblico e accrediti (la biglietteria fisica non ci sarà), la 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia non consentirà al pubblico di affollare il sempre attesissimo red carpet, “oscurato” da un muro e da aiuole, che saranno sempre e comunque controllati da uno schieramento di personale non indifferente.

Se non ci poteva essere modo migliore per cominciare questa atipica edizione, che un doveroso omaggio al maestro Ennio Morricone (1926-2020), scomparso lo scorso luglio, quest’anno sarà il cinema d’autore a dettare legge, a cominciare da quello nostrano che ha firmato i lungometraggi di pre-apertura, apertura e chiusura (sez. Fuori Concorso): “Molecole” del regista veneto Andrea Segre, ambientato a Venezia durante il lockdown; “Lacci” di Daniele Luchetti con un cast all star tutto italiano (Alba Rohrwacher, Luigi Lo Cascio, Laura Morante, Silvio Orlando, Giovanna Mezzogiorno, Adriano Giannini, Linda Caridi) e infine, “Lasciami andare” di Stefano Mordini con Stefano Accorsi, Valeria Golino, Serena Rossi e Maya Sansa.

Quattro invece i film italiani in gara: “Padrenostro” di Claudio Noce, con Piefrancesco Favino e incentrato sull’attentato del 14 dicembre del 1976 al vicequestore Alfonso Noce, padre del regista, per mano dell’organizzazione terroristica Nuclei Armati Proletari; “Miss Marx” di Susanna Nicchiarelli; “Notturno” di Gianfranco Rosi, già Leone d’Oro a Venezia con Sacro GRA (2013), e il molto atteso “Le sorelle Maccaluso” di Emma Dante.

“Il programma della Mostra di quest’anno, per dirla con Bob Dylan, contiene moltitudini: di film, di generi, di prospettive” perchè la Mostra non può esimersi dal rappresentare la ricchezza e la varietà del cinema. “La selezione – ha detto il direttore Alberto Barbera – offre una variegata alternanza di approcci diversi, nella consapevolezza che non è un unicum, come talvolta si tende a credere, ma una molteplicità di esperienze estetiche e visive da non far rimpiangere la ricchezza di forme che le altre arti hanno da sempre praticato e valorizzato”.

Mancherà qualche grande titolo spettacolare, bloccato dal lockdown che ancora condiziona la programmazione delle uscite dei film hollywoodiani più attesi, alcuni cast dei film invitati non potranno superare i blocchi che limitano la libertà dei viaggi intercontinentali, ma quel che “conta è che il programma conferma la vivacità del cinema contemporaneo”.


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