Fino al 18 Giugno 2017 una mostra indaga la pittura veneziana e veneta, attraverso un raffronto tra la figura centrale di Giovanni Bellini e le opere di  altri artisti, da Palma il Vecchio a Dosso Dossi fino a Tiziano e Tintoretto e ai maestri tedeschi e fiamminghi.

Nel cinquecentenario della morte di Giovanni Bellini, Palazzo Sarcinelli continua  le ricerche sulle trasformazioni dei linguaggi della pittura veneziana e veneta, negli anni magici tra Quattro e Cinquecento, attraverso una nuova mostra, a cura di Giandomenico Romanelli, dedicata a Bellini e ai Belliniani. 

Un percorso tematico avvincente ed esaustivo permetterà al pubblico di confrontarsi con alcuni temi pregnanti dell’iconografia belliniana, attraverso le opere del maestro e della sua cerchia.
L’esposizione prende le mosse da alcune domande salienti: Chi sono i giovani artisti e collaboratori del grande Giambellino? Come si formarono, quale posto avevano nella produzione dell’atelier, della bottega, come si diceva allora? Che cosa trassero e che cosa a loro volta tramandarono dalla frequentazione e dalla stessa collaborazione con un artista-intellettuale tanto sublime per pensiero e per invenzione, per tecnica e non meno che per precisione formale? Lo spunto per tracciare una sorta di mappa del milieu belliniano proviene dalla prestigiosa collezione dell’Accademia dei Concordi di Rovigo. 

Dai due celebri capolavori di Bellini in mostra, la Madonna col Bambin Gesù di esemplare semplicità e perfezione e il Cristo portacroce, permeato di quel soffuso tonalismo magico e dorato che lo colloca tra le opere-manifesto della stagione matura intensa e filosofica della sua parabola artistica, il percorso espositivo si snoda proponendo importanti confronti, contaminazioni, suggestioni con opere di altri artisti, da Palma il Vecchio a Dosso Dossi fino a Tiziano e Tintoretto, o, addirittura, a maestri tedeschi e fiamminghi (come Mabuse e Mostaert) per sottolineare la centralità di Giovanni Bellini rispetto a uno scenario non solo veneziano e Veneto (come ben aveva capito nei suoi passaggi veneziani Albrecht Dürer).

ALl’interno delle sale di Palazzo Sarcinelli, l’esposizione si sviluppa secondo una sequenza tematica, in cui si collocano nomi e personalità molto diverse, ma tutte accomunate da una più o meno intensa frequentazione di Giovanni Bellini e del suo atelier. 

La mostra e’ l’occasione per cercare di comprendere in modo semplice, ma altrettanto rigoroso, l’eredità belliniana, attraverso la rete di rapporti e connessioni, mettendo in luce il raffronto possibile tra storie e opere, protagonisti e comprimari su palcoscenici diversi e alternativi e tuttavia legati da analogie e contiguità logiche e strutturali. 


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