Annalisa De Simone è una giovane donna di origini aquilane, di singolare bellezza, raffinata e non appariscente. La osservai in un incontro breve, che lasciò una traccia, un ricordo. Rividi poi Annalisa, protagonista in un filmato per la televisione, e poi quando presentò all’Aquila il suo romanzo d’esordio, che allora ignorai. Troppi esordi, nel mondo della carta stampata, rimangono lettera morta. Attendevo il seguito. Ed ecco il secondo romanzo: “Non adesso, per favore”, edito da Marsilio, 209 pagine, presentato per la prima volta all’Aquila dal giornalista e storico Paolo Mieli.
 
Il nome della protagonista del romanzo, Annalisa, lo stesso dell’autrice, fa pensare ad una dimensione diaristica dell’opera, ma certamente c’è una bella dose di immaginazione creativa a rielaborare ed arricchire l’esperienza. 
 
L’opera si può suddividere in due parti. Nella prima si narra una breve ed appassionata vicenda d’amore tra Annalisa, scrittrice alle prime armi e uno scrittore già affermato, più anziano di lei, Vittorio Ferretti. Lei si guadagna il suo vivere a Roma come editor in una minuscola casa editrice; i suoi compiti sono svariati, segue la elaborazione dei testi, rivede le bozze di stampa, organizza presentazioni di libri, partecipa a manifestazioni culturali. Lui gestisce una trasmissione radio, fa il professore di italiano e storia alle sue amate “bestioline” e scrive romanzi.
 
La seconda parte della vicenda si svolge a L’Aquila, aprile 2009. La protagonista si trova in città nella notte del terremoto. Ne nascono pagine che offrono al lettore una minuziosa descrizione della città subito dopo il sisma e la narrazione della fuga degli abitanti verso la costa. Sono, sì, cronache di vita vissuta, ma in questo testo c’è qualcosa di più. 
 
C’è la scrittura di Annalisa, autrice, agile e ricca di dettagli che nasce da uno sguardo acuto, partecipe e attento che si posa con sgomento su cose e persone. E così, leggendo le pagine del sisma, quelli che furono presenti allora rivivono quella tragica esperienza, gli altri sono sicuramente coinvolti ed emozionati. 
Come esempio di questa brillante prosa cito il brano a pagina 91, in cui con pennellate brevi, veloci ed efficaci l’autrice racconta la città dal Torrione alla villa comunale, come era alla vigilia del sisma quando “l’energia cinetica si propaga dal centro della terra verso la superficie”. Il terremoto è come un rombo che viene da cielo e terra insieme. Nella notte, Annalisa sfolla in un paesino sulla costa abruzzese. 
 
Il finale è a sorpresa. Scrive Vittorio: “Quando ho deciso di terminare il tuo manoscritto, avevo intenzione di scegliere un lieto fine. Ma è un po’ come tradirti. Rinnegare la tua storia, quella vera…”.  
 

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