I vigneti trevigiani (Ph daniFAB da Pixabay)

Il territorio della provincia di Treviso presenta molte attrattive turistiche che non possono essere trascurate dal turista più attento ed esigente. Forse anche per questo la Borsa del Turismo Sociale e Associato, si è tenuta quest’anno a Treviso con un successo oltre le aspettative degli organizzatori.    La più importante manifestazione “b2b”, che fino allo scorso anno si svolgeva a Viterbo nel Lazio, è approdata nel Veneto ed ha lasciato il segno, consolidando un successo che fa da auspicio a una ripetizione delle prossime edizioni in una terra ricca di cultura, tradizioni, enogastronomia, come la Marca Trevigiana.  

La Borsa ha visto la partecipazione di oltre 70 buyers nazionali ed esteri e l’arrivo di oltre 200 sellers provenienti dal Veneto, ma anche dal resto d’Italia e da Austria, Slovenia, Croazia, Malta. Il patron della rassegna Nicola Ucci ha favorevolmente tracciato un bilancio della Borsa del Turismo Sociale e Associato, augurandosi di realizzare nella Marca Trevigiana le prossime edizioni.  

Buoni i contatti e gli affari conclusi con l’offerta turistica nazionale ed estera per vacanze di gruppo e/o individuali, con orientamento al turismo culturale, marittimo, montano, sportivo, enogastronomico, rurale, termale e del wellness, crocieristico, lacuale, seniores, senza dimenticare l’offerta locale e l’obiettivo di commercializzare il prodotto turistico trevigiano e veneto.    Una terra, questa, ricca di cultura, tradizioni, enogastronomia e  prima regione italiana per presenze turistiche, con oltre 60 milioni di presenze annue. In proposito i buyers ospiti hanno potuto visitare la Marca e le sue “chicche”: ad esempio Castelfranco Veneto, la città natale del grande pittore Giorgione.  

Castelfranco Veneto è una città murata edificata nell’ultimo decennio del XII secolo dal Comune di Treviso sopra una ‘Motta’ preistorica, lungo il torrente Muson poco lontano dal villaggio di Pieve Nuova, l’attuale Borgo Pieve) non lontano dall’incrocio tra le vie romane Aurelia e Postumia. La struttura della città-castello è essenzialmente impostata a fini militari. Un quadrilatero perfetto con cortine murarie di 230 metri alte circa 17 metri, innestate su 4 possenti torrioni angolari. Tutta la possente fortificazione è in mattoni ed è circondata da un largo fossato. Una torre più elegante sormonta la porta trevigiana ad oriente. La torre che poi diverrà campanile del Duomo è stata aggiunta nel 1246, anno in cui s’impossessa della città Ezzelino III il Tiranno che riunisce i possedimenti trevigiani, in mano al fratello Alberico, alla marca veronese.  

Caduto l’Ezzelino vasta parte del territorio trevigiano, compreso Castelfranco, viene conquistato dagli scaligeri per mano di Cangrande della Scala che muore nel 1329 di ritorno a Verona, quattro giorni dopo la grande impresa della conquista di Treviso.    È la volta della prima dominazione veneziana, tra il 1339 e il 1380, allorché un nuovo conquistatore si affaccia prepotentemente sulla scena del Veneto centrale, infastidendo non poco i veneziani che miravano a costruire uno ‘Stato da Tera’. Si trattava di  Francesco I da Carrara.   

Sono gli anni turbolenti della Guerra di Chioggia, un tutti contro tutti: Veneziani, Genovesi, Chioggiotti, Carraresi, Scaligeri, Visconti, ed anche gli Austriaci. È l’epopea gloriosa delle città fortificate ma anche di Francesco Petrarca e del suo mecenate Francesco da Carrara.    Lo Stemma del Carro, dal rosso color sangue, si mostra ancor oggi sul volto della porta di Castelfranco, ma anche sulle torri Malta e Bassanese a Cittadella, sulla porta della Rocca di Asolo, a Feltre e a Castel Ivano in Valsugana.   Finita in malo modo l’avventura carrarese, dal 1388 il trevigiano diviene il primo nucleo dello ‘Stato da Tera’ veneziano che si attuerà completamente nel 1404 con le vastissime ‘donazioni’ di quasi tutto il territorio Veneto.   Dal 1499 sulla Torre Civica troneggia il grande Leone di San Marco, memoria alla fedeltà veneziana. Castelfranco è investito dalla furia degli eserciti della Lega di Cambrai che minaccia la sopravvivenza di Venezia nei primi due decenni del ‘500. Dopo la bufera, la ‘Pax’ veneziana ininterrotta fino alla caduta, nel 1797, della Serenissima ad opera di Napoleone. È un periodo di prosperità durante il quale, perduta l’importanza militare, le città murate divengono i poli commerciali ed amministrativi delle contee di pianura.  

È il periodo che vide fiorire le arti il cui rappresentante più illustre è Zorzo (Giorgio) da Vedelago (Giorgio Barbarella, 1477?/1510?) detto il Zorzon (Giorgione) per via dell’imponente statura sia fisica che morale, una delle figure più enigmatiche e sfuggenti della storia della pittura, maestro del Tiziano.   Le ultime opere di questo splendido periodo sono il nuovo Duomo (1724-1746) dedicato a S. Maria Assunta e al patrono San Liberale e realizzato su progetto di Francesco Maria Preti, dove è custodita l’indecifrabile “Madonna in trono col Bambino, S.Nicasio e S.Francesco” del Giorgione detta la Pala di Castelfranco (1504), una delle più straordinarie immagini di tutti i tempi. Nel Duomo vi sono altre opere di valore: “S.Rocco” di Jacopo Bassano, “Santi Gioacchino e Anna” di Francesco Beccaruzzi, il ciclo di affreschi di Paolo Veronese.   Altro gioiello è il Teatro Accademico (1754), opera dell’architetto F.M. Preti. A fianco al lato est del Duomo possiamo trovare l’ingresso della Casa Museo Giorgione.  


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