La città è a picco sul mare: sorge su uno strapiombo alto 50 metri (Jason Dexter da Pixabay)
“Molto bella Tropea”, ci dice il turista tedesco che già nell’incerto fine settimana di maggio ammira l’azzurro Mar Tirreno e lo straordinario scenario disegnato da Madre Natura. È affascinante la vista dal “balcone sul mare”.
Un posto dal quale non vorresti staccarti mai. E come in un sogno guardi dall’alto quella distesa infinita di acqua brillante, che con le onde accarezza una costa bella come poche altre. È uno spettacolo, dovunque ti giri. Volti le spalle al mare e ti appare l’immagine del corso principale di Tropea, già animato dalle voci e dai colori del multiculturalismo. Donne e uomini che commentano e ammirano. Comitive che seguono le parole delle guide con molta attenzione. E scattano una foto dietro l’altra. Per mostrare poi agli amici i posti della “Bella Italia”.
È animato, il corso, soprattutto da tanti stranieri. “I turisti italiani ancora non si sono visti”, ci dice un barista. Il suo volto ha l’espressione preoccupata di chi pensa ma non dice ciò che teme: “Chissà se mai verranno, con la crisi che c’è”. Pessimismo obiettivamente fondato, se le cose non cambieranno. In meglio e presto.
La vacanza, un “lusso”. Per molti italiani si sta trasformando anno dopo anno in una cosa sempre più difficile. Se non impossibile.
Nelle strade si sentono tante voci di austriaci, danesi e tedeschi. Questi ultimi sono i vecchi  e affezionati  “scopritori” di questo angolo di paradiso calabrese. Il mercato intanto cambia. Nuove vie si aprono. Qui si aspettano tanti russi. ”Hanno scoperto i nostri luoghi e arriveranno veramente in tanti”, ci anticipa Pasqualino Pandullo, vicecaporedattore della Rai di Cosenza che la realtà la conosce abbastanza bene. Non solo per esserci nato, ma anche per essere l’animatore di tante iniziative culturali di spessore nazionale, come il  prestigioso Premio Tropea di Letteratura.
I negozi di souvenir hanno già messo in mostra le loro “attrazioni”. Vecchi mestieri rivivono attraverso l’abile arte artigiana, che dà forma a momenti storici di un tempo. Da vedere. Per fare un tuffo nel passato e per far conoscere alle giovani generazioni mestieri e momenti di socialità scomparsi. Purtroppo.
Conoscere le radici è azione positiva di una modernità profonda, per affrontare le difficoltà del presente e sviluppare le energie per un futuro migliore.
Il turismo è una delle carte decisive per la Calabria costantemente indecisa su cosa fare e come fare. Troppo tempo si è perso aspettando aiuti dall’alto. Troppe omissioni colpevoli.
Come stridono con la realtà della vera Calabria. Quella che esiste e resiste alle continue aggressioni. Al saccheggio scellerato del territorio che per decenni ha provocato guasti irreparabili, si deve rispondere con una nuova programmazione. Tutela e promozione. E soprattutto bisogna avere la forza di rompere vecchi schemi e baronie. Solo così si potrà dire efficacemente  basta  alla gratuita e odiosa denigrazione, che viene sapientemente orchestrata per evitare che la Calabria divenga una regione turisticamente competitiva. Non solo in gara con le celebrate lo-calità italiane ma anche con quelle europee.
Sì, perché la Calabria ha tutte le carte in regola per entrare ancor di più negli itinerari turistici di interesse internazionale. Deve perciò agire. Non subire. Non aspettare che altri e altrove decidano. Deve essere protagonista attiva del proprio futuro.
Leggendo sul volto dei “visitatori” stranieri l’ammirazione per le bellezze di Tropea, abbiamo avuto una ulteriore conferma del valore di questi luoghi della Calabria. Una regione in ginocchio. Che si può rialzare. Che “ce la può fare”. Con intelligenza e competenza. I calabresi questo lo debbono capire. A partire dalle istituzioni spesso assenti ed insensibili. Bisogna dirlo con molta franchezza. I problemi sono vecchissimi, le emergenze sempre attualissime.
Servono vie di comunicazione moderne. Collegamenti aerei e ferroviari migliori. La Calabria per molti aspetti è ancora troppo lontana dal concetto di turismo al servizio delle esigenze legittime dell’industria del forestiero.
Anche gli operatori del settore debbono fare la loro parte. Mettersi al passo con i tempi. Offrire servizi efficienti. La natura, la cultura, l’arte sono doni del meraviglioso passato, che debbono essere la linfa vitale per far nascere nuove opportunità di sviluppo. E sarebbero un toccasana per l’economia e l’occupazione. Soprattutto giovanile. Quale migliore opportunità?

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