“Galeotta fu Siena e chi vi visse” sembrerebbe il caso di dire. 
 
A innamorarsi questa volta non sono due persone, o meglio non solo. “Hai studiato a Siena se… ” è una pagina di facebook, nata alla fine di marzo di quest’anno, che in poche settimane ha visto aumentare il numero dei propri iscritti fino a raggiungere più di diecimila membri.
 
Viene quindi spontaneo chiedersi, cosa rende questa pagina così speciale. La risposta pare quasi ovvia: aver studiato a Siena. Ma non è solo questo. 
 
Ad accomunare e spingere tante persone di età e regioni diverse a scrivere su questa pagina è un motivo più complesso e, rimanendo in tema d’amore, più sentimentale. Perché si parla di un amore per una città, denominatore comune per una serie di persone, conosciute o sconosciute, che affidano a questo gruppo tanti dei loro ricordi vissuti in un’età compresa fra i 19 e i 30 anni (verrebbe quasi voglia di dire un’odierna età per dei protagonisti del romanzo di formazione).
 
Siena, di questa pagina, non è solamente la città protagonista, ma è la città, il luogo, dove si sono vissute gioie, sconfitte, vittorie, amicizie ed “esperienze di vita”.
 
Dalle lauree sudate e ricordate con tanta fatica ma soprattutto orgoglio, ai divertimenti come le famose feste di contrada, che nessun senese adottivo non può non menzionare; ai coinquilini, spesso diventati inseparabili compagni di vita; alle feste vissute per strada o nei locali ben noti ai più; al 2 luglio e al 16 agosto, giornate del famoso Palio di Siena; ai prof. che hanno accompagnato gli allora studenti nel loro percorso formativo e non solo (ammetto la mia appartenenza non solo al gruppo, ma come ex studentessa dell’Università di Siena); agli esami, motivo di notti insonni e di immensa soddisfazione.
 
E allora i nomi che vengono fuori nei post e tornano con prepotenza alla mente di ciascun membro sono il Bar Diacceto, il Bibò, la Cripta, il Poppi, il Baobello, solo per nominarne alcuni, così come sedi di università vecchie e nuove. A fare da padrona, ovviamente, l’immancabile piazza del Campo, che con la sua forma “a conchiglia”, come la definì piacevolmente stupita una turista francese, ha regalato d’estate e d’inverno momenti indimenticabili e si è fatta, senza alcuno sforzo, punto di ritrovo sempre certo a tanti studenti, oggi più o meno adulti, oggi più o meno ancora in contatto.
 
Se i modi di dire vengono ricordati tutt’ora dai “fuorisede” che sono tornati nelle loro regioni, dalla Calabria al Trentino, dalla Sicilia al Veneto e così via, e che, instancabilmente continuano a ripetere “sicché vedrai” e ricordarsi il “pane senza sale” o il “ciaccino”, a ricevere più attenzione sono soprattutto quei ricordi che, nella pagina del social, mostrano oggi genitori emozionati nel fare vedere ai propri figli i posti dove hanno studiato, vissuto, magari incontrato il loro padre o la loro madre.
 
E, forse, per chi ha già abbandonato questo luogo, scelto, a volte criticato, amato e conosciuto, il ricordo più vivo è sempre quello di quel giorno in cui, come la maggior parte dei membri “Hai vissuto a Siena se… “, si sono fatte le valigie, sapendo di non tornarci più, o di tornarci, certo non più con lo stesso spirito, dandogli appuntamento da “adulti”.

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