Raduno abruzzese delle Penne Nere ricordando il Battaglione Alpini L’Aquila

Secondo Raduno del Battaglione Alpini “L’Aquila”, l’eroico reparto che dalla sua costituzione ha visto passare tra le sue file decine di migliaia di alpini abruzzesi e d’ogni altra regione, in guerra come in pace. Che sia stato in Grecia o Albania, come nelle gelide steppe della Russia, oppure nel secondo dopoguerra, a Tarvisio e poi a L’Aquila. O infine all’estero, in missioni di pace. Decine di migliaia di alpini, in 82 anni di storia del Battaglione, inquadrati nel glorioso reparto, ma anche formatisi nel Battaglione di addestramento reclute della Brigata Julia che fino al 1975 ha operato all’Aquila, fintanto che il Battaglione “L’Aquila”, lasciando il Friuli, non si è insediato finalmente nella città capoluogo della quale porta il nome. Lo scorso anno, il primo Raduno richiamò diverse migliaia di alpini, da tutte le contrade d’Abruzzo e d’Italia. Marciarono in cinquemila nella sfilata finale, dopo 3 giorni di rievocazioni e di memoria alpina. Ma anche di grande affetto verso L’Aquila, dove la straordinaria generosità degli alpini dell’Ana ha offerto prove tangibili di vicinanza e di solidarietà, dopo il terremoto del 2009 ed ancora in questi mesi dopo il sisma del 2016-2017 che ha colpito l’Italia centrale.

Grande partecipazione per questo evento caricato di emozioni e di gratitudine, di ricordi e d’attenzione per il futuro, nel segno di quell’impegno civile e solidaristico che caratterizza la tradizione degli alpini in congedo, operando al servizio di chiunque abbia bisogno, in iniziative di pubblica utilità, nella protezione civile e nel volontariato attivo in casi di calamità naturali.

L’Aquila e i centri colpiti dal terremoto il 6 aprile del 2009 non potranno mai dimenticare l’eccezionale testimonianza degli alpini, giunti da tutta Italia a dare concreto aiuto alle popolazioni e a realizzare opere di significativa rilevanza per la rinascita. Anche questo 2° Raduno vuole rappresentare un’effettiva continuità d’attenzione, che mai si è interrotta da quel terribile 6 aprile di otto anni fa. E che ora si è estesa alle popolazioni di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo, martoriate dai terremoti del 2016 e 2017.

Ricco il programma degli appuntamenti civili, istituzionali e culturali: rassegne corali, presentazione del volume “La Campagna di Russia 1941/1943” di Maria Teresa Giusti (Università di Chieti), commemorazione del Battaglione “L’Aquila” e di 4 Medaglie d’oro al valor militare – Enrico Rebeggiani, Giuseppe Mazzocca, Italo D’Eramo, Aurelio Grue – delle 12 che onorano il vessillo della Sezione Abruzzi. Quattro eroi, originari ciascuno di una delle quattro province d’Abruzzo. Quindi la S. Messa in suffragio di tutti i Caduti del Battaglione “L’Aquila”, presieduta dall’Ordinario militare d’Italia, Mons. Santo Marcianò. Infine la Sfilata che da viale Alcide De Gasperi ha attraversato L’Aquila, nel cuore del centro storico che sta rinascendo dalle rovine del terremoto, per concludersi a Piazza Duomo.

LA STORIA – Il 13 aprile 1935, a Gorizia, viene costituito il Battaglione Alpini “L’Aquila, ereditando la Bandiera di Guerra del disciolto Battaglione “Monte Berico”, e inquadrato nel 9° Reggimento Alpini della Divisione Julia, assieme ai Battaglioni Vicenza” e Val Cismon”.

 Gabriele d’Annunzio conia il motto del Battaglione: “D’Aquila Penne, Ugne di Leonessa”. Nel secondo conflitto mondiale, con l’attacco alla Grecia ordinato da Mussolini il 28 ottobre 1940, anche i reparti del 9° Reggimento Alpini vengono dispiegati in quello scacchiere.

“Quella che doveva essere un’esercitazione per spezzare le reni ad Atene – scrive tra l’altro Corradino Palmerini in una breve Storia degli Alpini -, dove con poche Divisioni si sarebbero portati i Greci all’armistizio, si rivelò invece una tragedia, in combattimenti con fiumi in piena e con scarsi rifornimenti, dal ponte di Perati alla Vojussa, dal Gori-i-Topit al Tomori, dal Trebescin allo Scindeli, dal Bregianit al Golico, dal Pindo al Monte Chiarista, dove cadde eroicamente il caporal maggiore Mario Rossi, decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare. A lui è intitolato il Gruppo Alpini di Paganica, del quale per diversi anni sono stato Capogruppo”.

Il 23 aprile 1941, dopo che i Tedeschi erano entrati in Grecia dalla Macedonia, in poche settimane l’esercito greco è sopraffatto e firma l’armistizio di Salonicco. Quanto costa all’Italia quella sciagurata Campagna di Grecia? 13.502 caduti, 38.768 feriti e 17.907 congelati di varia gravità. Ma a questo già grave bilancio si debbono aggiungere gli alpini del Battaglione “Gemona”, già tanto duramente provati in battaglia, annegati nel siluramento, davanti a Corfù, della nave Galilea, ad opera d’un sommergibile britannico, mentre stanno tornando in patria. Periscono in quella tragica notte 21 ufficiali, 18 sottufficiali e 612 alpini della Julia. Vengono ripescati e si salvano solo in 246.

Il Duce vuole sdebitarsi con l’alleato tedesco, intervenuto in Grecia per salvarci da una difficile situazione. Così fa mandare in Russia il Csir (Corpo di Spedizione Italiano in Russia). Ma non basta! Viene deciso di approntare l’Armir: ne fa parte anche un Corpo d’Armata alpino che Hitler intende impiegare nel Caucaso. Viene poi il contrordine e gli alpini sono dirottati nelle steppe che costeggiano il Don. Anche qui, pur con armi superate e con equipaggiamenti inadeguati, le penne nere combattono valorosamente.

In particolare il Battaglione L’Aquila”. Il 14 agosto 1942 parte ancora per il fronte russo, rimesso a nuovo dopo il rimpatrio dalla Grecia. Sulle rive del Don, il Battaglione “L’Aquila” è attestato in prossimità del bosco di Witeliszki, mentre davanti sono il “Vicenza” e il “Val Cismon”, sulla destra il “Tolmezzo”. Quando i Russi sfondano il fronte, vengono chiamati a tamponare le falle createsi nella zona dove sono impegnate le Divisioni Sforzesca, Ravenna e Cosseria. Dicembre del 1942 è un mese di aspri combattimenti, durante il quale il nostro Battaglione è posto a presidiare il quadrivio di Selenyj Jar, il “Quadrivio di sangue”.

La battaglia infuria nei giorni di Natale, terribile e sanguinosa. Il Battaglione “L’Aquila” resiste eroicamente ma viene decimato: dei 51 ufficiali, 52 sottufficiali e 1752 alpini, dopo la ritirata, rientreranno in Italia il 19 marzo 1943 solo 3 ufficiali – tra cui il tenente Giuseppe (Peppino) Prisco decorato di Medaglia d’Argento al Valor militare, e 152 alpini. Anche i superstiti del Battaglione “Monte Cervino”e i Battaglioni fratelli del 9° Reggimento, il “Vicenza” e “Val Cismon”, partecipano alla resistenza che non permette ai Russi d’entrare a Rossoch, dove ha sede il Comando del Corpo d’Armata Alpino.

Al decimato BattaglioneL’Aquila” viene dato ordine di ritirata il 17 gennaio 1943, quando i Russi hanno sfondato il fronte minacciando di rinchiudere l’intero Corpo d’Armata dentro una grande sacca. Era la sacca di Nikolajewka, dove nella battaglia del 26 gennaio 1943, all’ordine perentorio del Gen. ReverberiTridentina avanti!” viene sfondata la linea russa in prossimità del terrapieno della ferrovia Waluiki-Nikolajewka, che sembrava insormontabile. Memorabile l’impegno del Battaglione “Morbegno”.

Da lì ha inizio la lunga marcia di ritirata, così ben descritta da Giulio Bedeschi in “Centomila gavette di ghiaccio”, Mario Rigoni Stern nel “Sergente nella neve” e ancora da Aldo Rasero in “Alpini della Julia”. A rendere onore all’eroismo degli alpini nella Campagna di Russia è proprio il nemico. Il bollettino militare russo dell’8 febbraio 1943 così scrive: “Gli alpini italiani devono ritenersi imbattuti nel suolo di Russia”.

Dopo l’8 settembre 1943 l’Esercito italiano è lasciato allo sbando, con il Re fuggito da Roma a Brindisi insieme al Capo del Governo Pietro Badoglio e al Capo di Stato maggiore della Difesa, gen. Roatta. L’Italia viene occupata dai Tedeschi. Mentre gli Alleati risalgono l’Italia, dopo lo sbarco in Sicilia del 10 luglio ‘43, nell’autunno si costituiscono reparti di “fiamme verdi” che si aggregano all’Esercito di Liberazione. Si uniranno tutti gli alpini che rientrano dai Balcani. Lo Stato Maggiore dispone che venga costituito un Battaglione di Alpini abruzzesi, giovani volontari, richiamati e “veci” che sono scesi dal Veneto, dopo l’8 settembre, per animare la Resistenza nella zona della Majella.

Il Battaglione si chiama “Abruzzi”, ma il 25 novembre riprende il vecchio nome “L’Aquila”, con le compagnie che portano i gloriosi numeri 93^, 108^, 143^ e 119^. Lo comanda il maggiore Augusto De Cobelli. A metà marzo 1945 gli alpini tornano sul fronte, sulla “Linea Gotica”. Le posizioni dei Battaglioni sono completamente allo scoperto, a contatto ravvicinato con le linee avanzate tedesche.

La posizione del BattaglioneL’Aquila” è la più delicata e in un’azione muore il maggiore De Cobelli, decorato di Medaglia d’Oro alla memoria. Ogni notte sono colpi di mano, azioni di pattuglia, cannonate e bombe a mano, finché la mattina del 19 aprile, “Piemonte” e “L’Aquila” attaccano Casa Carrara, a quota 163, e poi a quota 363 San Chierico. I Tedeschi cedono e nella pianura s’intravede Bologna. Il 21 aprile gli alpini del Battaglione “Piemonte, subito dopo i Bersaglieri del “Goito”, entrano in città. Nel pomeriggio scende con una massacrante marcia tra le colline anche il BattaglioneL’Aquila”. Rimarranno nel capoluogo emiliano in servizio d’ordine, poi il 29 aprile alpini e bersaglieri riprendono l’avanzata: arrivano a Bergamo e Brescia.

Il primo maggio il BattaglioneL’Aquila” è a Como e il giorno dopo a Torino, dopo aver combattuto contro nuclei tedeschi che resistono ancora disperatamente nella zona di Pavia.

Sempre il 2 maggio, la 108^ Compagnia del BattaglioneL’Aquila” raggiunge Edolo, occupa il Passo del Tonale e il 4 maggio un plotone di alpini entra a Bolzano. Il 5 maggio termina il ciclo operativo: il Battaglione L’Aquila” è schierato tra lo Spluga e lo Stelvio, il “Piemonte” effettua azioni di rastrellamento in Val Camonica, nel bergamasco e in Valtellina. Il 18 maggio i due Battaglioni riceveranno la Medaglia d’Argento al Valore militare. Il 1° aprile 1946 il BattaglioneL’Aquila” costituirà il nucleo attorno al quale risorgerà l’8° Alpini, il Reggimento di Cantore in Libia.

Quando nel 1949 l’Italia entrerà nell’Alleanza Atlantica, poco a poco verrà ricostituita la Brigata Alpina Julia e, dopo, le Brigate Alpine Taurinense, Tridentina, Orobica e infine la Cadore. Il 22 luglio 1991 è soppressa la Brigata Orobica e nel 1997 la Brigata Cadore. Il 15 maggio 2001 è soppressa anche la Tridentina e il 5° Alpini e il 5° Artiglieria da Montagna sono passati alla Julia. In questo riordinamento delle Truppe Alpine, il BattaglioneL’Aquila”, già dal 1975 di stanza nella Caserma Rossi della città capoluogo d’Abruzzo, diventa 9° Reggimento Alpini e passa alle dipendenze della Brigata Alpina Taurinense distaccandosi dalla Julia, con grande rammarico, alla quale aveva appartenuto fin dalla sua costituzione. Nel maggio 2017 viene costituito il Battaglione “Orta”, reparto operativo di pronto intervento per calamità naturali, con speciali e moderne dotazioni. E’ inquadrato nel 9° Reggimento Alpini dell’Aquila. Sul Vessillo della Sezione Abruzzi dell’Ana campeggiano 12 Medaglie d’Oro al Valor Militare, meritate nelle varie guerre:

1)   Aurelio Grue da Atri, Adua 1896;

2)   Giovanni Esposito da Loreto Aprutino, Derna Libia 1912;

3)   Alfredo Di Cocco da Popoli, Monfenera 1917;

4)   Antonio Ciamarra da Napoli, Monte Tomba 1917;

5)   Silvio Di Giacomo da Acciano, Kristobasileo Grecia 1940;

6)   Luigi Rendina da L’Aquila, Vendrescia Grecia 1941;

7)   Enrico Rebegiani da Chieti, Ivanowka Russia 1942;

8)   Ugo Piccinini da Barisciano, Selenyj Jar Russia 1942;

9)   Giuseppe Mazzocca da Farindola, Ivanowka Russia 1942;

10) Gino Campomizzi da Castel di Ieri, Ivanowka Russia 1942;

11)  Italo D’Eramo da Rocca di Mezzo, Sacca di Nikolajewka Russia 1943;

12)  Lorenzo Brasadola da Calvi dell’Umbria, Selenyj Jar Russia 1943.

“Con i nomi di questi eroi si completano queste pillole di storia alpina, con particolare riferimento agli alpini abruzzesi e ai gloriosi reparti in cui sono stati inquadrati. La Sezione Abruzzi dell’ANA vanta oggi nelle sue file circa 11mila alpini associati e un’organizzazione di Protezione Civile alpina tra le più efficienti e organizzate d’Italia”, conclude Corradino Palmerini nella sua Breve Storia degli Alpini, dalla quale sono sunteggiate queste annotazioni.


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