FALLIMENTO DEL MARINE – Dopo la chiusura della positiva esperienza a Napoli, Walter Mazzarri, il 24 maggio 2013, diventa l’allenatore dell’Inter. Si presenta con le idee chiare (“Qui comando io”): pugno di ferro da comandante dei Marines, per riportare ordine e risultati in casa Inter. Oggi, dopo una stagione e mezza, si è sancito il fallimento del progetto.
 
UN AMORE MAI NATO – Dopo un buon avvio, al popolo interista piace il ‘polso’ dell’allenatore toscano e i risultati sono positivi, l’idillio si rompe con rapidità. La squadra non riuscirà mai a vincere tre partite di fila, la classifica peggiora e gli screzi si susseguono. Mazzarri è mal sopportato e, per quanto venga confermato sia da Moratti (prima), sia da Thohir (dopo), non convince mai del tutto il difficile pubblico nerazzurro.
 
I TORTI DI MAZZARRI- Al di là dei risultati tutt’altro che soddisfacenti, a Mazzarri si rimprovera l’insistenza sul poco propositivo e molto difensivo 3-5-2: un modulo ‘da lotta’, che non consente mai di esprimere bel gioco e di ‘fare la partita’. Non piace il continuo ricorso alle più improbabili giustificazioni dopo ogni risultato negativo (le lamentele per i rigori non ottenuti, la sfortuna, gli impegni ravvicinati, la pioggia improvvisa). Criticato anche lo spazio concesso a fatica ai talenti più giovani dell’Inter (Kovacic su tutti). La goccia che fa traboccare il vaso, però, è il trattamento riservato al grande Capitano, Javier Zanetti, nell’ultima partita della sua carriera a S. Siro: a lungo in panchina in un ‘inutile’ Inter-Lazio. 
 
#MAZZARRI VATTENE – E così, per mesi, il popolo interista ha manifestato il disappunto con l’hashtag #mazzarrivattene che, diffusissimo, ha esternato la rabbia dei tifosi sui social network.
 
SOCIETÀ CONFUSA – I risultati negativi e il malessere dei tifosi non hanno trovato vere risposte ai piani alti dell’Inter: Moratti, quando ancora in carica, lo ha sempre protetto. Thohir, che Mazzarri se lo è trovato ‘in dote’, ha prima preferito agire da manager (scegliendo di confermare il tecnico, anche per non accollarsi uno stipendio in più), poi è parso confuso: nonostante il tracollo della squadra, il poco feeling personale con l’allenatore e l’elevato malumore dell’ambiente, ha lasciato che il contratto di Mazzarri fosse addirittura prolungato. A distanza di 5 mesi dal rinnovo è però arrivato l’esonero: un deleterio mix di scarso tempismo e di cedimento alle pressioni dell’ambiente.   
 
MANCINI IS BACK – Torna così in panchina il costosissimo Roberto Mancini. Il ‘Mancio’, indissolubilmente legato alla rinascita dell’Inter, negli anni di ‘Calciopoli’, gode di grande stima tra i tifosi e da parte dello stesso Thohir (che ne apprezza stile e ‘internazionalità’). 
 
Basterà per rilanciare questa Inter, una squadra dall’organico povero di talento, priva di certezze tattiche e dalla scarsa personalità? Difficile dirlo, nell’immediato. E, sul lungo periodo, molto dipenderà dalla voglia e dalla possibilità di investimento di Thohir.
 
Poco probabile, in questo senso, pensare che Mancini non abbia preteso garanzie. Siamo però alle porte di una partita delicata come il derby e vincere contro il Milan sarebbe un ottimo avvio: un risultato che ricaricherebbe tutto l’ambiente Inter, un mondo complicato e passionale, che vive sempre di eccessi. Molto del  destino Mancini-bis si potrà intuire già domenica sera. 
 

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