Sarà un altro anno di transizione. In barba ai sogni di gloria e alla voglia di riscatto, il popolo ferrarista dovrà rassegnarsi all’ennesima stagione da dimenticare. Lontani i fasti e il dominio dell’era Schumacher, sbiadito il ricordo del mondiale vinto da Raikkonen, la Ferrari, nonostante i grandi investimenti voluti dal presidente Montezemolo ed il cambio della guida tecnica avvenuto qualche mese fa, con Mattiacci subentrato a Domenicali, non è ancora riuscita a mettere Fernando Alonso nelle condizioni di competere per il titolo iridato.
 
Dopo 8 Gp, il ferrarista passato in rosso per coronare il sogno di una vita e per portare a casa il terzo titolo mondiale della sua carriera, è già sostanzialmente tagliato fuori da qualsiasi tipo di discorso iridato staccato di ben 86 punti dal capolista e dominatore assoluto del mondiale, Nico Rosberg. 
  Nemmeno l’arrivo di Marco Mattiacci ha finora ribaltato la situazione 

  Nemmeno l’arrivo di Marco Mattiacci ha finora ribaltato la situazione 

E proprio Rosberg a bordo di una super Mercedes, rappresenta il grande cruccio del principe delle Asturie che in più di una circostanza ha criticato aspramente il momento della Ferrari che nell’ultimo Gp d’Austria, oltre ad inchinarsi alle due frecce d’argento (Rosberg ed Hamilton) ha dovuto subire lo smacco di finire alle spalle delle non certo quotatissime (alla vigilia del Mondiale) Williams di Botta e dell’ex ferrarista col dente avvelenato, Felipe Massa: “Andavo al massimo e alla luce di tutto quello che ha detto sinora il campionato, finire a 18” dalle Mercedes senza safety car, non è proprio un brutto risultato”, era stato il laconico commento di Alonso al termine del Gp austriaco disputato nell’ultimo weekend. 
 
Come dire “guardiamo il bicchiere mezzo pieno e smettiamo di pensare alla classifica”. 
Eppure, con una Red Bull chiaramente ridimensionata dopo i trionfi degli ultimi anni di Vettel, tutti, Alonso e Montezemolo compresi, si sarebbero aspettati qualcosa di decisamente meglio dalla nuova Ferrari che non più di 6 mesi fa venne presentata a stampa e tifosi alla stregua di un piccolo grande gioiellino. 
 
“Abbiamo introdotto dei miglioramenti e la macchina era un po’ più competitiva – ha proseguito Alonso nell’analizzare il Gp di Zeltweg –  ma l’importante, come dice Mattiacci, è di procedere passo dopo passo e migliorare e non certo cercare, creando delle false aspettative, grandi risultati”. Parole chiare, pure troppo, che sanno di resa incondizionata e di un rapporto che, forse irrimediabilmente, si sta deteriorando con quello che, assieme a Vettel e Hamilton, viene comunque ritenuto il miglior pilota della Formula uno. 
 
Un vincente da sempre, che forse solo per non creare ulteriori polemiche, sta provando a tenere i toni bassi e a pensare solo al lavoro da svolgere per portare a casa una vittoria di qui alla fine dell’anno. 
Proprio come accadde a Schumacher nei primi anni da ferrarista, quelli per intenderci delle delusioni, degli errori e delle incomprensioni che poi si trasformarono in certezze, vittorie, e quindi in una pioggia di titoli forse irripetibile. 
 
Con l’uscita di scena di Domenicali e la promozione di Mattiacci, piccoli miglioramenti, che forse sarebbero arrivati anche con la presenza di Domenicali, si sono intravisti, come dimostrato dai buoni piazzamenti ottenuti in Canada e in Austria. Ma si tratta di passettini che a una scuderia e ad una competente platea di tifosi e appassionati come quella di cui gode la Ferrari, potrebbero non bastare per tenere alto lo stemma del cavallino nel mondo delle corse. 
 
Con Rosberg e Hamilton a giocarsi un titolo tutto Mercedes, sarebbe quantomeno auspicabile chiudere sul podio davanti a Ricciardo, il mondiale piloti. 
Urge una svolta e purtroppo il tempo stringe. 

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