Il cinema italiano si ferma per premiare i suoi migliori interpreti della stagione (Ph gagnonm1993 da Pixabay)

Riuscirà Elio Germano a vincere la meritata statuetta per la sua grandiosa interpretazione del poeta Giacomo Leopardi? Dopo la Coppa Volpi come Migliore attrice alla Mostra del Cinema, farà il bis Alba Rohrwacher? Ma soprattutto, quante delle 16 nomination di “Anime Nere” si convertiranno in effettivi David di Donatello? Per conoscere la risposta appuntamento al Teatro Olimpico di Roma venerdì 12 giugno. Per chi non ci potrà essere, l’evento, condotto da Tullio Solenghi, sarà trasmesso in diretta da Rai Movie.   

Come per i Bafta e gli Oscar, anche il cinema italiano si ferma un attimo per premiare i suoi migliori interpreti della stagione 2014-15. Un premio però lo ha già vinto, sbarcando in concorso a Cannes con tre dei suoi pesi massimi: Nanni Moretti (Mia Madre), Matteo Garrone (Il racconto dei racconti) e Paolo Sorrentino (Youth – La giovinezza). Tornando ai David di Donatello, dei tre film con più candidature non può non sorprendere il primo della lista (16) “Anime Nere” (di Francesco Munzi), presentato a Venezia. Lo tallona un’altra prima donna della laguna “Il giovane favoloso” (di Mario Martone) con 14, quindi la già citata opera morettiana con 10. Curioso come in lizza per il Miglior film e il Miglior regista ci sia esattamente la stessa cinquina: Anime nere (di Francesco Munzi), Hungry Hearts (di Saverio Costanzo), Il giovane favoloso (di Mario Martone), Mia madre (di Nanni Moretti) e Torneranno i prati (di Ermanno Olmi). Quasi gli stessi film (4 su 5) anche sul fronte della Migliore sceneggiatura con Noi e la Giulia (Edoardo Leo, Marco Bonini) al posto di Olmi.   

Sarà una bella lotta quella per eleggere la Migliore attrice protagonista anche se, in virtù della sua straordinaria carriera e recente dipartita, nonché ultima interpretazione, ci sarebbe da sorprendersi se a vincere non fosse Virna Lisi (Latin Lover).  Oltre a lei in gara: Alba Rohrwacher (Hungry Hearts), Margherita Buy (Mia madre), Jasmine Trinca (Nessuno si salva da solo) e Paola Cortellesi (Scusate se esisto!).  

Del quintetto di Migliore attrice non protagonista, sarà che il suo ruolo alla fine mette in riga tutti, ma potrebbe essere che Micaela Ramazzotti (Il nome del figlio) riservi lo stesso trattamento dei suoi quattro commensali anche alle sue quattro rivali: Barbara Bobulova (Anime nere), Valeria Golino (Il ragazzo invisibile), Giulia Lazzarini (Mia madre) e Anna Foglietta (Noi e la Giulia). Nomi di qualità anche sul fronte dei maschietti a cominciare dal Migliore attore protagonista dove sarebbe un delitto non premiare il “gobbo” Elio Germano (Il giovane favoloso), ingiustamente rimasto a bocca asciutta a Venezia. A contendergli il David: Fabrizio Ferracane (Anime nere), Alessandro Gassmann (Il nome del figlio), Riccardo Scamarcio (Nessuno si salva da solo) e Marco Giallini (Se Dio vuole).  

Per l’altra categoria maschile, Migliore attore non protagonista, è derby in casa Noi e la Giulia con i compagni di film entrambi nominati Claudio Amendola e Carlo Buccirosso. A fargli compagnia Luigi Lo Cascio (Il nome del figlio), Fabrizio Bentivoglio (Il ragazzo invisibile) e Nanni Moretti (Mia madre).  Molto aperta anche la partita per il Miglior documentario di lungometraggio con in gara Belluscone – una storia siciliana (di Franco Maresco, presentato a Venezia), Enrico Lucherini – Ne ho fatte di tutti i colori (di Marco Spagnoli), Io sto con la sposa (di Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande, Khaled Soliman Al Nassiry), Sul Vulcano (di Gianfranco Pannone) e il commovente Quando c’era Berlinguer (di Walter Veltroni).    Se nella categoria Miglior film straniero erano prevedibili le presenze del controverso American Sniper (di Clint Eastwood), il furbesco (a cui gli Oscar hanno abboccato alla grande) Birdman (di Alejandro González Iñárritu), Boyhood (di Richard Linklater) e Mommy (di Xavier Dolan), sorprende non poco (in positivo) la presenza di Wim Wenders con Il sale della terra (The Salt of the Earth), documentario incentrato sulla vita del fotografo brasiliano Sebastiao Salgado.  

Sarà ancor più arduo il compito dei giurati per eleggere il Miglior film dell’Unione Europea, a cominciare dal tristemente profetico Storie pazzesche (Relatos salvajes, di Damián Szifrón), quindi spazio alle voragini dolorose del belga Alabama Monroe con Una storia d’amore (Broken Circle Breakdown, di Felix Van Groeningen), il grandioso La teoria del tutto (The Theory of Everything, regia di James Marsh) sul fisico Stephen Hawke, Locke (di Steven Knight) e a chiudere il contagioso Pride (di Matthew Warchus), storia dell’alleanza tra minatori e omosessuali nell’Inghilterra Thatcheriana.   Chiudiamo, rilanciando la loro sfida al futuro dei giovani. Per il Miglior regista esordiente si sfideranno Andrea Jublin (Banana), Lamberto Sanfelice (Cloro), Eleonora Danco (N-Capace), Edoardo Falcone (Se Dio vuole) e Laura Bispuri (Vergine giurata). Per il Premio David giovani invece, Anime nere (di Francesco Munzi), I nostri ragazzi (di Ivano De Matteo), Il giovane favoloso (di Mario Martone), Il ragazzo invisibile (di Gabriele Salvatores), Noi e la Giulia (di Edoardo Leo).


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