Nel cuore della città, nel groviglio di vicoli che è Spaccanapoli, all’incrocio dei Decumani, si trova uno dei siti artistici più misteriosi e affascinanti d’Italia: la Cappella Sansevero, chiesa sconsacrata e tempio massonico, costruita nel 1600 e trasformata dal principe Raimondo di Sangro nella prima metà del 1700.

Per chi si avventuri nel centro storico di Partenope, la Cappella rappresenta una tappa obbligata, per lo splendore dei suoi decori, ma ancor più per il mistero di cui si ammanta. A straordinari artisti del tempo, il principe commissionò capolavori di delicata e raffinatissima fattura: solo per ricordarne alcuni, il Disinganno e la Pudicizia, che rappresentavano l’omaggio allegorico al padre e alla madre del nobile di Sangro, ma, soprattutto, il Cristo Velato.

Scultura che ancora oggi suscita stupore per la tecnica ineguagliabile con cui fu realizzata: un Cristo disteso, tratto dalla croce, e ricoperto da un velo di marmo. Un vero e proprio velo, realizzato con una morbidezza di panneggi che non ha uguali nella storia dell’arte. Tanto da indurre la convinzione che l’opera potesse essere stata realizzata con l’aiuto delle scienze occulte il cui studio viene attribuito al principe Raimondo di Sangro dalla tradizione locale.

Che fosse un alchimista, è cosa certa. Uomo di straordinaria cultura, ministro della guerra, godeva di privilegi negati a chiunque altro: poteva, per esempio, accedere all’indice dei libri proibiti dall’Inquisizione. Era in grado di decifrare scritture esotiche e sconosciute e conduceva esperimenti misteriosi, di cui, ancora oggi, ben poco si conosce, vista anche la cautela dei suoi discendenti che preferiscono glissare sulla vena oscura dell’illustre avo.

Eppure la cappella è uno scrigno di simboli massonici e messaggi misteriosi: ogni oggetto, ogni immagine, ha una duplice chiave di lettura: quella cattolica, che legittima il primo scopo dell’architettura sacra e i suoi soggetti, e quello esoterico, puntualmente interpretato dagli appassionati di alchimia ed esoterismo. Alle migliaia di turisti che ogni anno si recano in visita alla Cappella, si uniscono, in incognito, gli alchimisti del ventunesimo secoli, alchimisti e massoni, alla ricerca di segreti mai svelati, eppure visibili nei tanti particolari della cappella, rivelatori, però, solo a chi di tanto mistero possiede la chiave.

Il pavimento della Cappella, progettato dal principe, sopravvive solo in pochi frammenti e presenta l’immagine di un labirinto: una linea continua di marmo bianco crea delle croci gammate unite tra loro e alternate a quadrati concentrici. Nella simbologia massonica il labirinto allude al cammino che l’iniziato compie per raggiungere la conoscenza; mentre le svastiche riproducono il movimento cosmico e i quadrati i quattro elementi.

Ma ancora più sconcertanti, per il mistero mai del tutto risolto legato alla loro realizzazione, restano le “Macchine anatomiche”: si tratta di veri e propri scheletri, del tutto scarnificati, al di sopra dei quali è riprodotto il sistema circolatorio. Ma la precisione con cui l’apparato circolatorio viene riprodotto è inspiegabile per il diciottesimo secolo. Le ipotesi più inquietanti, sono state avanzate a chiarire il mistero. Persiste, ancora oggi, il sospetto che il principe, anche in questo caso, sia ricorso all’esoterismo: gli scheletri, secondo la tradizione napoletana, apparterrebbero a due dei servitori di Raimondo di Sangro, marito e moglie, imprigionati e utilizzati come cavie umane. Una curiosità: la donna era incinta e il feto, che pure era visibile nell’anomala “scultura”, è stato trafugato nel secolo scorso.


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