Oltre 80.000 manoscritti, 150.000 stampe, disegni e matrici, 9.000 incunaboli,100.000 unità archivistiche, decine di migliaia di cinquecentine e seicentine. L’obiettivo della Biblioteca Vaticana è trasformare 40 milioni di pagine che contengono la storia e la cultura dell’umanità, in oltre 45 milioni di miliardi di byte. Ma serviranno più di 15 anni, oltre 50 milioni di euro, più di 150 tecnici specializzati.
 
Il progetto di digitalizzazione dei manoscritti è portato avanti dall’associazione Digita Vaticana Onlus nata nel 2013 per raccogliere i fondi necessari a garantire la digitalizzazione degli oltre 80.000 manoscritti e sviluppa re iniziative di comunicazione volte a diffondere e valorizzare il contenuto di questi importanti documenti storici, per dare visibilità al progetto e ai suoi sostenitori. 
 
Grazie a Digita Vaticana sarà possibile contribuire ad un’impresa dalla quale dipende la conservazione e la salvaguardia del sapere più antico. La tecnologia offre la possibilità di pensare al passato guardando al futuro e la cultura del mondo, grazie alla rete, può diventare davvero patrimonio comune, accessibile a tutti, gratuitamente, in qualsiasi momento. 
 
Contemporaneamente all’accessibilità planetaria, gli originali resteranno al sicuro in un bunker antiatomico in condizioni di temperatura e umidità controllate. La realizzazione della digitalizzazione dei manoscritti della Biblioteca consentirà una riproduzione ad alta qualità dei documenti prima di un loro possibile degrado riducendo al minimo i rischi dovuti alla consultazione diretta. I manoscritti salvati saranno accessibili sul sito della Biblioteca e la cultura del mondo diventerà patrimonio collettivo. 
 
Inoltre, la digitalizzazione permetterà ricerche incrociate sull’intero posseduto della biblioteca, un’innovazione che rivoluzionerà i metodi di studio portando a conoscenze, scoperte e iniziative culturali finora impensabili. Oggi, per garantire la conservazione dei delicatissimi materiali che conserva, la Biblioteca concede l’accesso solo agli studiosi più specializzati. Il materiale librario è infatti il più sensibile alla luce, all’umidità, alle temperature e la stessa consultazione dei documenti mette quotidianamente a rischio la loro sopravvivenza e la loro futura fruibilità.
 
Fondata da Niccolò V nel 1451, la Biblioteca Vaticana custodisce i documenti cardine della cultura dell’intera umanità: gli epistolari dei più importanti personaggi storici; schizzi e appunti di artisti e scienziati come Michelangelo e Galileo; trattati di ogni epoca, in ogni campo del sapere, provenienti da ogni parte del mondo.
 
Per la digitalizzazione dei manoscritti si è deciso di adottare il formato Fits, nato alla fine degli anni 70 e tutt’ora molto usato dalla Nasa, dall’Esa e da quasi tutte le istituzioni del settore per memorizzare immagini e dati di astronomia e astrofisica spaziale. Fits è stato progettato per garantire la conservazione a lungo termine dei documenti. 
 
Oltre a memorizzare immagini fedelissime all’originale, un file Fits può contenere molte informazioni sul manoscritto (dimensioni, materiale…); inoltre è libero da restrizioni legali e viene aggiornato tramite l’International Astronomical Union, la più grande associazione internazionale di astronomi e scienziati del settore, è immune ai virus e visualizzabile da qualsiasi programma di elaborazione immagini.

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